Il Carnevale

Lo Storico Carnevale di Ivrea affonda le radici nel Medio Evo; è un Carnevale i cui riti primari, la Zappata e l’abbruciamento degli Scarli condotti dagli Abbà sino alla fine del ‘700, sono stati tramandati oralmente fino al 1808, anno in cui appare la prima trascrizione di una cerimonia ne I Libri dei Processi Verbali a futura memoria.
Il Carnevale di Ivrea è un evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare dal forte valore simbolico, durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione ricordando un episodio di affrancamento dalla tirannide di medievale memoria.

Noto ai più per la spettacolare Battaglia delle arance che si svolge per tre giorni nelle principali piazze cittadine, il Carnevale eporediese si caratterizza per un complesso cerimoniale che attinge a diverse epoche storiche fino a culminare nel Corteo Storico. Vera protagonista è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858. Ad accompagnarla il Generale, di origine napoleonica che guida il brillante Stato Maggiore, e a seguire il Sostituto Gran Cancelliere, cerimoniere e rigido custode della tradizione, i giovanissimi Abbà, due per ognuno dei cinque rioni e il Podestà, rappresentante del potere cittadino. A scandire il Corteo le note delle pifferate degli amati Pifferi e Tamburi.

Lo spirito dello Storico Carnevale d’Ivrea, perfettamente tramandato dalla Canzone del Carnevale, Una volta anticamente, vive nella rievocazione della sollevazione del popolo contro il Marchese di Monferrato che affamava la città.
Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, la figlia di un mugnaio, a liberare il popolo dalla tirannia. Ribellatasi allo ius primae noctis imposto dal barone, Violetta lo uccise con la sua stessa spada e la celebre Battaglia delle arance rievoca proprio questa rivolta. In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini e i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il classico Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.

La Battaglia

È l’elemento più spettacolare del Carnevale, quello che meglio rappresenta la rivolta del popolo (gli aranceri a piedi) contro le armate del tiranno (gli aranceri sui carri). Per tre pomeriggi (da Domenica a Martedì Grasso) le squadre a piedi, senza alcuna protezione, combattono contro gli aranceri sui carri, protetti da caschi di cuoio (“maschere”).
La battaglia è un concentrato di ardore e lealtà. Non è raro vedere avversari in battaglia darsi la mano in segno di rispetto, riconoscendo l’abilità e il coraggio altrui. Le nove squadre occupano ognuna una zona fissa: gli Asso di Picche, la prima nata nel 1947, tira in Piazza di Città, che condivide con la Morte (1954). In piazza Ottinetti troviamo gli Scacchi (1964) e gli Scorpioni d’Arduino (1966), mentre I Tuchini del Borghetto (1964) sono i soli a tirare sulla riva destra della Dora Baltea.

In piazza del Rondolino combattono la Pantera Nera (1966), i Diavoli (1973) e i Mercenari (1974). Infine i Credendari (1985) che tirano in piazza Freguglia. I carri da getto sono divisi in pariglie (2 cavalli) e quadriglie (4 cavalli) e si alternano all’interno delle piazze per pochi minuti. Non solo l’ardore in battaglia e la correttezza nel tiro, ma anche la qualità degli allestimenti e i finimenti dei cavalli sono elementi che concorrono a definire le classifiche finali. I criteri di valutazione del design dei carri vengono definiti da un apposito Osservatorio Creativo. Tra i protagonisti vi sono anche i cavalli, da sempre oggetto di grande cura e rispetto in città: proprio a Ivrea, a luglio, ha luogo la Fiera di San Savino, la seconda rassegna equestre italiana.

“Da Giovedì Grasso scatta l’obbligo di calzare il Berretto Frigio. Chi non lo indossa nei giorni
e nelle zone della battaglia può essere colpito dagli aranceri. Meglio sempre rispettare le regole ed
evitare spiacevoli inconvenienti.”